Tutti gli anni si prepara una nuova strage, non solo di animali ma anche di umani.
Nobile “sport”, in cui un esercito di uomini armati, in un solo anno, “vomita” milioni di cartucce; disperde nell’ambiente migliaia di tonnellate di piombo, pallini, che si accumulano sul fondo di fiumi, laghi, stagni, paludi…); massacra 300 milioni di animali (uccelli migratori esclusi…).
L'Italia come l’intero Pianeta, è in grave emergenza idrica; si aggiungono gli incendi, l’inquinamento ambientale, la crisi climatica, le catastrofi ambientali…
Oltre all'inquinamento ambientale, agli sconquassi che crea, e alla questione etica esiste un altro aspetto perlopiù sconosciuto. Le persone uccise negli incidenti di caccia.
Col Movimento UNA Insieme alla Lega per l'abolizione della Caccia, abbiamo per diversi anni contato gli incidenti di caccia ed i delitti compiuti con armi da caccia: un numero impressionante di morti e feriti ogni anno. Un lavoro interminabile denominato “Di caccia si muore”.
Il padre che uccide il figlio, il figlio che uccide il padre, l'amico che uccide l'amico; il cacciatore che uccide il cercatore di funghi, che spara e colpisce un ciclista, un'escursionista. Dunque spesso sono coinvolti negli incidenti anche estranei.
Il tipo di caccia più pericoloso risulta la caccia al cinghiale.
I cacciatori nonostante siano un'esigua minoranza rispetto all'intera popolazione, hanno sempre cercato di fare pressioni per estendere il calendario venatorio, per sparare anche a specie protette o nei parchi nazionali, parchi regionali e riserve naturali, cioè nelle poche zone dove si è conservata una fauna ricca e diversificata. E' normale tutto questo? Ancora dobbiamo discuterne?